domenica 29 gennaio 2012

Lettera alle famiglie della Chiesa di Lucca

Martedì scorso si è svolto il terzo incontro del cammino formativo per gli operatori pastorali (bimestre formativo,è stato tenuto personalmente dall' Arcivescovo, al termine ci ha consegnato questa lettera che voglio condividere con chi non era potuto essere presente.


Carissimi,
suono con delicatezza alla porta di casa vostra.
Ho quasi timore che la mia visita, non annunciata, interrompa il delicato sonno di un bimbo… distolga l’attenzione dei vostri ragazzi dai compiti di scuola… appesantisca i numerosi impegni di voi genitori… importuni i nonni nelle loro abitudini quotidiane… arrechi disturbo agli ammalati avvolti dal mistero della sofferenza… desti meraviglia a unioni di fatto, convivenze o separazioni…; in breve, invada l’intimità della vostra famiglia, ma chiedo ugualmente ospitalità perché vorrei condividere con voi una cosa importante.
Nei mesi scorsi ho scritto una lettera ai Cristiani di Lucca che ho intitolato: “In ascolto di Dio e in ascolto dell’uomo”.
Ora desidero fermarmi a casa vostra, per riprendere il discorso nella speranza che possa aiutarci in questo tempo difficile ma anche stupendo, a trovare luce e sapienza!
Sento anzitutto la domanda che mi rivolge Marco, che sta preparando un esame universitario di quelli difficili, e mi chiede: “Vescovo, tu come fai a credere?”
Ti parlo con sincerità e ti confesso che più volte mi sono chiesto e continuo a chiedermi come nasce l’avventura della fede e che cosa significa credere in Dio così come ce lo ha mostrato Gesù Cristo. Fin da giovane – in quella stagione con momenti alterni, ti confesso – mi chiedo sempre: che c’entra Dio con i miei sogni e il bisogno di felicità, con lo studio e il lavoro, ’uso dei beni e del denaro, i miei affetti e la mia sessualità, le relazioni con il prossimo e con l’umanità, con la morte?
Credere in Dio ha coinvolto tutta la mia personalità ed è maturato lentamente, man mano che ascoltavo e ascolto le parole di Gesù, del quale mi hanno sempre colpito espressioni come queste: “Io sono la resurrezione e la vita, se uno crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,25-26)”, “Rimanete nel mio amore…questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,9-11), “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13),
“Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20). Ascoltare queste parole, ripetermele, ospitarle dentro di me ha suscitato una grande fiducia che cresce ogni giorno di più.
Come vedi la fede non è un’idea astratta e neppure un’emozione, ma è un atteggiamento di fiducia che nasce dall’ascolto della parola di Gesù che progressivamente porta a vedere le cose e cercare di vivere come Lui in compagnia dei suoi discepoli, la Chiesa. Questo, ti assicuro, mi dà una speranza grande anche nelle situazioni difficili, perché so che Dio è fedele e non mi ascerà nemmeno nell’ora della morte, quando l’ultima parola sarà la condivisione della Sua resurrezione.
Vedo che a questo discorso siete interessati anche voi genitori. L’età della maturità, come molti vanno dicendo in questi mesi, non mi pare tanto privilegiata e segnata da sicurezze, ma piuttosto il tempo in cui si riflettono tante preoccupazioni: a cominciare da quelle per il futuro dei figli, l’incertezza del lavoro e la difficoltà economica di arrivare a fine mese, per finire con quelle per i vostri genitori anziani e spesso bisognosi di cure. Vista la vostra bontà, volentieri continuo il dialogo cominciato con Marco accogliendo la domanda che mi avete appena rivolto: “Che c’entra la fede con la vita di tutti i giorni?”.
Voglio partire dall’esperienza. Sono convinto che la vostra storia di amore ha avuto la svolta decisiva quando uno di voi ha ascoltato la proposta dell’altro di sposarlo e ha risposto con il suo sì.
Anche per la mia vocazione a diventare prete è avvenuto lo stesso: il momento decisivo è stato quando ho accolto in me la Parola del Signore e ho detto sì. Tutti i progetti di vita hanno il loro fondamento nelle parole che si ascoltano. Successe così anche per i primi discepoli ai quali Gesù disse: “Seguitemi!”, ed essi subito lasciate le reti, lo seguirono (cf Mc 1,14-20).
Permettetemi perciò di fare riferimento ad alcuni momenti della vita di Gesù in cui egli si mette in atteggiamento di ascolto, per imparare direttamente da Lui a coniugare Vangelo e vita, la fede con la vita di tutti i giorni.
L’ascolto di Gesù è accogliente e non di giudizio
Gesù si trova in casa di Simone (Lc 7,36-50), un notabile che lo aveva invitato per conoscerlo meglio. Quando sono a tavola entra una prostituta che si mette a piangere sui piedi di Gesù e li unge con un profumo prezioso; la situazione si fa imbarazzante. Gesù accoglie il gesto di gratuità della donna: fa leva su quello per vedere in lei non una prostituta, come fanno tutti gli altri, ma una persona capace di amare e vede l’amore che c’è nel suo cuore, là dove tutti gli altri vedono solo il peccato.
Ascoltare… è accogliere le persone nella loro inalienabile dignità superando la tentazione del giudizio che si insinua nel cuore e spesso anche nelle nostre conversazioni in famiglia, negli incontri tra amici e conoscenti diventando pettegolezzo maligno che distrugge le persone.
L’ascolto di Gesù è sempre rivolto alla persona Gesù non considera mai le persone come membri di una categoria. Ne sa qualcosa la samaritana che gli dice: Tu sei giudeo e io sono samaritana, dunque perché mi rivolgi la parola, visto che tra di noi non intercorrono relazioni? (Gv 4,9).
Gesù risponde facendo riferimento alla storia personale della donna e così la restituisce a se stessa: essa sperimenta un ascolto in cui è al centro dell’attenzione di Gesù, oltre ogni pregiudizio e questo la apre alla fede.
Ascoltare… è dare attenzione e tempo alla persona, che ha un volto, una storia che è unica e irripetibile, accogliendola così com’essa è – come dono di Dio – al di là ed oltre le differenze di nazionalità, cultura e religione.
Anche in famiglia, ciascuno, in particolare ogni figlio, è diverso dall’altro: va amato per quello che è, sostenuto nella preghiera e nell’accoglienza affettuosa, perché metta a frutto i propri doni e risponda alla ‘chiamata’ che Dio gli ha messo nel cuore!
L’ascolto di Gesù è compassione, condivisione della sofferenza.
I Vangeli narrano che Gesù in certe situazioni e incontri sente compassione (=patisce con): lascia cioè risuonare in sé la sofferenza, la solitudine, la fame e la sete delle persone incontrate: ascolta il grido dell’uomo lebbroso, condannato all’isolamento, che lo implora: “Se vuoi tu puoi sanarmi” (Mt 8,1-4).
Qui la compassione è il no radicale all’indifferenza di fronte al male del prossimo; ascolta le parole violente e minacciose dell’energumeno di Gerasa (Mc 5,1-10): “Che hai tu in comune con me, Gesù?”.
Qui la compassione è scoprire e affrontare la causa da cui nasce quell’aggressività;
ascolta la folla che lo segue perché ha fame. Qui la compassione è la risposta ai bisogni primari e inderogabili della gente e vi coinvolge i suoi discepoli: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37), sollecitando e mettendo in moto la solidarietà di uomini di buona volontà.
Ascoltare… è stare in religioso silenzio e farsi carico della sofferenza morale, spirituale e fisica dell’altro: … è stare accanto con amore al capezzale di un malato per il quale non c’è più nulla da fare dal punto di vista medico; è farsi carico dei mali dell’umanità raccogliendo la sfida etica di “amorizzare il mondo”, rivedere certi stili di vita troppo consumistici, ciascuno per la sua parte, nella fedeltà all’impegno quotidiano.
Allo stesso modo Gesù si pone accanto anche a ciascuno di noi, ad ognuna delle nostre famiglie: con un atteggiamento di ascolto e accoglienza, rispetto, compassione, promozione dei tanti aspetti buoni e belli presenti nella quotidianità della nostra vita.
Da Gesù, esempio mirabile di ascolto di Dio e dell’uomo, impariamo dunque a metterci in atteggiamento di ascolto reciproco: in famiglia: tra coniugi, tra genitori e figli, l’ascolto coinvolge l’intelligenza e la responsabilità di ciascuno nell’usodelle parole che ci si scambiano, per aiutare a crescere nelle relazioni familiari, affrontare conflitti e chiarire situazioni non risolte, fino al perdono; con i vicini di casa e con altre famiglie conosciute: con attenzione particolare verso le realtà familiari che vivono specifiche situazioni di unione, di paternità, di maternità e filialità; sul territorio: partecipando attivamente alla vita sociale e alla proposta di tante associazioni di volontariato, con uno sguardo aperto sull’umanità;  in parrocchia: dove invito ciascuno a dare il suo contributo, vincendo ogni tentazione di chiusura e autosufficienza,
per renderla sempre più luogo di incontro, ascolto e accoglienza che fa sperimentare la forza risanatrice e umanizzantedel vangelo,dovunque…: nella vita quotidiana, nel lavoro… dove la trasparenza e la sincerità diventano segno della bellezza della vita cristiana.
Mi sta a cuore ricordare la più ricca esperienza della comunità cristiana che è la domenica: giorno per affermare la libertà dell’uomo da tutte le schiavitù, tempo per contemplare il creato come dono e comprendersi come creature amate e redente. Giorno dell’incontro, del dialogo, della festa che ha la sua massima espressione nella celebrazione dell’Eucaristia dove tutto è dialogo tra Dio e uomo.
Mi sta a cuore invitarvi a continuare questo dialogo con il Signore anche in casa: trovate unità leggendo il Vangelo e rispondendo ad esso con la preghiera.
Carissimi, mi rendo conto che quello che voleva essere un semplice saluto, di passaggio a casa vostra, si è trasformato in un lungo dialogo. Vi lascio, grato della vostra squisita accoglienza; potete riprendere questo discorso, facendo di casa vostra un luogo privilegiato di ascolto.
Nell’amore e nel calore della Santa Famiglia di Nazaret, Gesù, Maria e Giuseppe pongo la speranza delle vostre famiglie.
Vi abbraccio e chiedo al Signore ogni bene per ciascuno di voi mentre spero di incontrarvi quando avrò occasione di passare nella vostra comunità o, se volete, anche a casa mia.
Vostro
✠ITALO CASTELLANI
arcivescovo
Lucca 15 gennaio 2012

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