Figlio di una ragazza madre, era nato 
in un oscuro villaggio. Crebbe in un altro villaggio, dove lavorò come 
falegname fino a trent'anni. Poi, per tre anni, girò la sua terra 
predicando.
Non scrisse mai un libro.
Non ottenne mai una carica pubblica.
Non ebbe mai né una famiglia né una casa.
Non frequentò l'università.
Non si allontanò più di trecento chilometri da dov'era nato.
Non fece nessuna di quelle cose che di solito si associano al successo.
Non aveva altre credenziali che se stesso.
Aveva
 solo trentatré anni quando l'opinione pubblica gli si rivoltò contro. I
 suoi amici fuggirono. Fu venduto ai suoi nemici e subì un processo che 
era una farsa. Fu inchiodato a una croce, in mezzo a due ladri.
Mentre
 stava morendo, i suoi carnefici si giocavano a dadi le sue vesti, che 
erano l'unica proprietà che avesse in terra. Quando morì venne deposto 
in un sepolcro messo a disposizione da un amico mosso a pietà.
Due giorni dopo, quel sepolcro era vuoto.
Sono trascorsi venti secoli e oggi egli è la figura centrale nella storia dell'umanità.
Neppure
 gli eserciti che hanno marciato, le flotte che sono salpate, i 
parlamenti che si sono riuniti, i re che hanno regnato, i pensatori e 
gli scienziati messi tutti assieme, hanno cambiato la vita dell'uomo 
sulla terra quanto quest'unica vita solitaria.
Al tempo della 
propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva 
presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della 
scienza. Si celebrava il primo viaggio spaziale. Era il momento di 
gloria del primo cosmonauta, Gagarin. Ritornato sulla terra, aveva 
affermato che aveva avuto un bel cercare in cielo: Dio proprio non 
l'aveva visto. Il commissario tirò la conclusione proclamando la 
sconfitta definitiva della religione. Il salone era gremito di gente. La
 riunione era ormai alla fine.
"Ci sono delle domande?".
Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente:"Christòs ànesti", "Cristo è risorto". Il suo vicino ripeté, un po'più 
forte: "Christòs ànesti". Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un
 altro ancora. Infine tutti si alzarono gridando: "Christòs ànesti", 
"Cristo è risorto".
Il commissario si ritirò confuso e sconfitto.
Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c'è un fatto. 
Per la sua descrizione basterà sempre un francobollo: "Christòs ànesti".
 Tutto il cristianesimo vi è condensato. Un fatto: non si può niente 
contro di esso.
I filosofi possono disinteressarsi del fatto. Ma non esistono altre parole capaci di dar slancio all'umanità: "Gesù è risorto" (Bruno Ferrero)
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